giovedì 22 marzo 2012

I non luoghi, la periferia (e l'archeologia) industriale, i komatsu


da Wiki:
I nonluoghi sono incentrati solamente sul presente e sono altamente rappresentativi della nostra epoca, che è caratterizzata dalla precarietà assoluta, dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio e da un individualismo solitario. Le persone transitano nei nonluoghi ma nessuno vi abita.

Ladoratrice ci ha regalato un bel post, inconsueto.
Il link originale è una puntina sulla mappa, su Collegno (TO).
Si parla di Collegno, ma potrebbe essere una quartiere di Berlino o la zona industriale di Novara o l'edificio diroccato accanto alla Fabbrica del Vapore a Milano.

Luoghi ai margini, a cui solitamente si darebbe pochissima importanza.
Tuttavia, non sono nonluoghi in senso classico. Qui si è pienamente nella storia, una storia pronta ad interrogarci se solo alziamo gli occhi.

Sono belli? No. Non in senso classico e certamente non in senso turistico. Sono luoghi komatsu, ci piace dire tra noi. Per scoprirne il valore- anche quello estetico - occorre ammirare le superfici scrostate, guardare oltre i vetri rotti e le palizzate, cercare armonie nascoste. Per i curiosi, raccogliamo immagini komatsu qui.

Ringrazio Ladoratrice per averci concesso la riproduzione del post e rimando al link originale per la carrellata completa di fotografie komatsu.




All'arrivo, l'albergo.

Komatsu. Con una lingua uguale a una rampa di lancio sulla facciata che mi ricorda immediatamente l'intagliatore Steiner ma anche la possibilità dei check out più veloci del mondo.  Ancora stranita dalla giornata nel mercatino, tra gli amici, il tutto nuovo, e poi stanca, che è stata una domenica lunga e parecchio intensa. Eppure al mattino mi sveglio all'alba, come se la vacanza non fosse per riposarmi, ma per godermi tutto il tempo libero possibile. Mi prendo i miei tempi. La colazione, la doccia, qualche messaggio, email, un po' di balocchi. C'è il sole. E io sono in vacanza, volendo. Da sola e lontana. Con una fermata della metro poco distante che in dieci minuti sono in una città mai vista.Esco.Sono in mezzo alla zona industriale e con il sole e il tutto possibile è bellissimo anche questo non luogo coi bordi di erba sporca di tutto quello che viene buttato dai finestrini. Non ci sono marciapiedi, solo macchine capannoni e inferriate. Niente terra né vera erba, ciuffi, sudicio, plastiche di colori indefiniti. Poi un muro di mattoni rossi. Veri, non pannelli di finti mattoni da tirar su a rivestire. Un lungo muro e dentro che si affaccia nel cielo uno scheletro enorme, arrugginito. Lungo lo stradone odore di smog e carburante, rumori di lavoro in corso dall'altro lato della strada. Un martello pneumatico, furgoni, macchine, vociare di operai. Poi sotto al maestoso relitto come una specie di silenzio e strilli di cornacchie. Me ne sto lì a naso in su a guardare il cielo diviso in sezioni, davanti ai vetri rotti, alle macchie di ruggine, ai mattoni solenni e a quegli strappi dai quali si intravede un dentro. Erba alta e arbusti e rampicanti che si riprendono lo spazio.


In quei mattoni, messi lì uno ad uno dalle mani di muratori, c'è già il lavoro di uomini, la maestria, la cura. Dall'altra parte della strada un capannone sghembo rivestito di piastrelle bianche quadrate 25x25. Sudice, nere, brutte. C'è differenza tra l'entrare a lavorare tutti i giorni in un posto di mattoni e in un posto rivestito di bruttezza fintoallegra. E' un fattore di lungimiranza. Fare un posto di mattoni, come una casa, che duri. Il lavoro visto come una cosa sicura, che durerà. Di fronte a questo passato, i capannoni attuali, tristissimi, brutti, nonostante i colori pastello. Inferriate rosa, azzurre, muri gialli. L'unico colore bello, vero, quello della forsythia.


Dal lungo vialone raggiungo quella che non so se è la mia meta. Sono a Collegno, dovrebbe esserci un exmanicomio, in teoria. Una teoria molto vaga, perché non ho tempo neanche di googlare, e neanche voglia. Sono in un'area verde, non serve altro. Esploro, con calma, c'è il sole, è un posto che fa bene. Percorsi, spazi per fare sport, alberi, tanto verde. Pensionati a branco o in coppia, studenti, chi cammina, chi corre, chi passeggia, chi bicicleggia. Panchine, tavoli, fontanelle. Un posto curato, bellissimo. Disseminati, padiglioni. Qualcuno già restaurato e in uso, qualcuno ancora in abbandono. Continuità. Le finestre hanno infissi che richiamano le vecchie inferriate ancora presenti nei padiglioni dismessi. Penso a San Salvi, agli infissi di una stessa facciata che sono stati messi lì tutti scompagnati, senza senso, in metallo, brutti. La bruttezza genera il disagio. Un padiglione è occupato e di fronte ha un bel semenzaio, un orto. Aree attrezzate per i bambini, campi di bocce, giochi. Il wi-fi libero.
Mi rigenero, fotografo, cammino e guardo. Solo i tuoni e il cielo che diventa grigio mi riportano al chiuso. 



2 commenti:

  1. Mi hai fatta passeggiare con te, mi hai presa per mano e guidato il mio sguardo. Grazie.

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  2. l'ex manicomio c'è e lì vicino d'estate fanno concerti che credo potrebbero piacerti. Al prossimo giro prendila, quella metro, a zonzo per Torino ti porto volentieri :)

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