giovedì 20 settembre 2012

Simone Massera, Baci dalla provincia

Simone Massera è un fotografo, trovate informazioni e progetti sul suo sito: simonemassera.com.
Ha in corso un progetto molto interessante, per certi tratti affine al Viaggio Emotivo: Baci dalla provincia. Gli ingredienti sono molti: mail art, fotografia, web, sociologia. E visioni emotive, indubbiamente.

L'intervista è corposa, questo è uno di quei casi in cui non servono introduzioni. Simone va dritto al punto, fornendo tantissimi spunti di riflessione. Buona lettura.





Quando ti è nata l'idea di Baci dalla provincia? Come ha assunto questa forma? 

Baci dalla Provincia è nato nel 2010 mentre - come tesi finale per il master in fotogiornalismo che stavo frequentando - cercavo di raccontare la mia provincia attraverso un approccio più tradizionale e personale ma sembravo rimanere sempre insoddisfatto dei risultati. Ogni cosa che la mia macchina fotografica ritraeva mi sembrava carica di una soggettività di cui stavo diventando troppo consapevole. Ogni fotografia mi sembrava stravolgere la realtà e plasmarla sulla base dell'idea preconcetta che avevo della mia 'provincia'. Influenzato da parecchia sociologia urbana e da una passione per Robert Smithson e alcuni dei suoi primi lavori [Monuments of Passaic su tutti] decisi di ritrarre questi luoghi con lo stesso sguardo geometrico e distaccato di un fotografo di cartoline, eleggendo luoghi considerati generalmente alienanti, insignificanti o semplicemente brutti ad uno status diverso, uno status che prendesse in considerazione la loro 'storia', nella sua accezione più sociale. Allo stesso tempo volevo dare alle persone un canale di sfogo che fosse anonimo e quindi libero da qualsiasi influenza, volontaria o meno, da parte mia.

Come funziona?

Il processo più o meno ha funzionato - e funziona - così: ogni cartolina viene inserita in una busta postale insieme ad un francobollo e a delle semplici istruzioni per l'uso che spiegano il progetto in due righe e chiedono letteralmente di fare ciò che si vuole con la cartolina e/o la busta. Ogni 'ambasciatore' del progetto in quella provincia riceve - per fare un esempio - 26 buste; ne tiene una per se e distribuisce le altre, 5 ciascuno, a 5 suoi amici interessati a partecipare al progetto. Questi ne tengono una per sè e distribuiscono le rimanenti 4 ad amici.

Nella primavera del 2012 ho deciso di cercare di ricreare l'esperimento iniziale - concentrato sulla mia provincia, quella di Roma e dintorni - su scala nazionale, per raccontare differenze e somiglianze tra le province del Nord, Sud, Centro ed Isole d'Italia. Ho quindi creato un sito internet, una pagina Facebook e un account Twitter e blog che entreranno in piena attività non appena mi metterò in cammino per l'Italia. Il progetto ha attirato un po' di attenzione - su Il Post e La Repubblica tra tutti - dopo essere stato in mostra al festival Cortona On The Move come vincitore del Circuito OFF e così ho iniziato a 'reclutare' persone desiderose di raccontare la propria provincia, mostrandomene i luoghi, ospitandomi, aiutandomi a creare e distribuire le cartoline.



A che punto sei?

In questi mesi sono nella fase di individuazione dei luoghi più adatti e sto tentando di trovare degli sponsor interessati a sostenere il progetto, principalmente Poste Italiane e Canon Italia. L'idea è di distribuire 1000 cartoline in giro per l'Italia e pubblicare il risultato in 4 distinti capitoli [Nord, Sud, Centro, Isole] più un appendice che racconti il viaggio, le emozioni, le persone. Entro la fine dell'anno dovrei essere in Italia per portare a termine la parte sul Centro che, dopo Civitavecchia, Spinaceto, Nuovo Salario e Santa Marinella dovrebbe includere Ancona, Fregene, Gaeta e Pesaro. Il 2013 dovrebbe essere l'anno in cui esplorerò le restanti province.

Quello che mi ha più stupito e reso felice finora è stato che alcune persone sembrano aver capito benissimo di cosa stessi parlando, senza che abbia dovuto dire nulla. Per citare la fine di una delle mie cartoline preferite:

"Qui, troppo spesso, tutto si fa piccolo e l'aria diviene irrespirabile. Di notte, il cielo è basso sui tetti, le stelle sono altissime. Solo il mare resiste, e a volte a fatica. C'è il rischio, qui, che a non sapere mai di cosa aver fame, possa finire per sentirti sazio."



Il tema della provincia mi interessa molto. Da provinciale che vive da dodici anni a Milano, a volte mi sembra che la provincia non sia un luogo fisico, ma si avveri (nel senso un po' soffocante in cui la intendi tu, e anch'io) ogni volta che c'è un mondo chiuso... per questo vedo il "rischio provincia" un po' dappertutto, l'ho visto anche negli ambienti creativi. Cosa ne pensi?

La tua domanda mi ha fatto subito pensare ad una email 'provinciale' di partecipazione al progetto che ho ricevuto di recente in cui, parlando dello stesso concetto, si diceva:
"anche Milano è un posto chiuso dove tutti stanno "dentro", che si parli di case o di locali o di sè stessi e del proprio piccolo gruppo di gente che si frequenta ma raramente si sopporta." 
Anche nella mia mente la provincia non è tanto un luogo fisico ma più uno stato dell'animo. Per autocitarmi e darti un'idea: "quel misto di odio e di amore per il campetto dei tossici, la comitiva di fronte al supermercato, i parchi cementificati, le ‘spiagge deturpate’, le sbronze negli autogrill sull'autostrada." Per me la migliore definizione resta ancora quella dei Baustelle in questa canzone:

Morire la domenica chiesa cattolica
Estetica anestetica provincia cronica
(Baustelle - I Provinciali)

Sicuramente tra le caratteristiche della mia idea di 'provincia' c'è quella che qui a Londra chiamano close-mindedness però devo ammettere che il mio interesse principale sia nel mezzo tra l'analisi del luogo fisico e quella dello stato d'animo. Quello su cui Baci dalla provincia cerca di concentrarsi è il modo in cui alcuni luoghi fisici stimolino e determinino alcuni stati dell'animo.

"Baci dalla provincia" è una dichiarazione d'amore o di guerra?

Baci dalla provincia vuole essere uno strumento attraverso il quale sta a te decidere se dichiarare amore o guerra alla tua provincia.

Hai mai vissuto in una grande città italiana? Com'è stata l'esperienza?

Ho vissuto a Roma durante gran parte degli anni dell'università e me ne sono innamorato. L'atmosfera che si respira, la bellezza ad ogni angolo, la luce di Roma. Ci sono momenti in cui l'ho anche odiata – il traffico e il caos, il centro invivibile, i trasporti pubblici inesistenti – ma sono momenti che passano velocemente. Per citare il mio amico Luca che - a differenza di me - sa come scrivere di queste cose:

"Ci sarà un motivo se il mio innamoramento per Roma va e viene. Forse perchè di questo – come per il resto dei miei innamoramenti, come per il resto delle sue cose – Roma se ne frega. I romani se ne fregano: è uno di quei luoghi comuni che si estendono a dismisura, fino a trasudare qualche verità. “Si vive in questa città troppo bella – scriveva Ennio Flaiano – amandola, maledicendola, proponendosi ogni giorno di lasciarla e sostandoci”.

e ancora:

"Le albe sul 40 notturno affollato, la finestra di via Catania, i rumori di bottiglie di birra a San Lorenzo. Il supermercato dove fare la spesa da solo. L’illustre palazzo dove ho lavorato. Il cortile di via Salaria. L’odore di primavera a largo Argentina. La terrazza privata di Portonaccio dove ascoltare jazz. Certi capannoni sperduti di periferia. Il vecchio mattatoio. Prendersi a cuscinate nella piazza di Trastevere. Il cupo salone di Palazzo Venezia dove entrare di nascosto in pomeriggio d’inverno. Il trenino per Ostia. Sdraiarsi sui prati di villa Celimontana dopo aver camminato troppo e vanamente. Il bisogno di passeggiare nella città storica talvolta sbreccata, per il puro piacere di farlo. Le colonne della basilica di San Giovanni poco adatte per amoreggiare al gelo. Il 492 al ritorno, sempre incazzato. I binari di Termini da percorrere tutti verso casa. Le sciabolate di sole sui tetti al tramonto."

Parliamo un po' di te. Perché hai scelto Londra? Come vivi, cosa senti che ti offre?

Il 2009 è stato un anno personalmente difficile e, dopo diversi tentativi di fuga temporanea, ho deciso di dare un taglio netto alla mia vita e 'ricominciare da capo' altrove. Ho dolorosamente messo fine a una relazione molto importante, abbandonato il master che stavo frequentando nonostante avessi sostenuto tutti gli esami, realizzato il mio primo reportage durante un viaggio invernale su una nave postale diretta a Capo Nord e fatto domanda per un master in Photojournalism and Documentary Photography alla University of the Arts of London. Sono stato accettato e a gennaio 2010 ho preso un volo per Londra. Ho frequentato per un anno il master, poi creato insieme a 5 altri colleghi un collettivo di fotografi e insieme abbiamo realizzato alcuni progetti e mostre. Il collettivo si è sciolto qualche mese e, ad essere sinceri, sto ancora cercando di capire se voglio che Londra diventi sinonimo di 'casa'.

Dove e come ti immagini tra dieci anni?

Sinceramente non ne ho idea.



***

Note:

*tutte le immagini sono tratte dal sito Baci dalla provincia
*per restare aggiornati sul progetto potete iscrivervi ai Dispacci dalla provincia
*Simone sta reclutando, contattatelo: info@simonemassera.com



2 commenti:

  1. Per me abitare in provincia è per fortuna avere l'alta probabilità di incontrare qualcuno che si conosce andando in giro. E purtroppo avere l'alta probabilità di incontrare qualcuno che si conosce andando in giro. Essere tornata nella stessa provincia, dopo aver abitato in altri luoghi altrettanto provinciali, ed averla trovata nonostante tutto capace di essere cambiata, ed avere io stessa la maturità di conoscerla e usarla in modo diverso, me la rende più sopportabile.

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  2. Ah, Simone! se vuoi passare di qui... ;-)

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