domenica 16 ottobre 2011

I diari di viaggio di NinaCerca


Cara M.,

oggi ti presento i viaggi di NinaCerca, l'autrice del blog E voi? Figli niente?

Nel suo blog Nina ha usato una metafora visiva che si addice molto al nostro spirito emotivo: prendendo spunto da un disegno dell'altra Nina che ormai ben conosci anche tu, si è immaginata il percorso delle coppie alla ricerca di un bambino come quello dei cercatori di conghiglie dopo la mareggiata. Ogni conchiglia è diversa, ognuno ha la sua conchiglia. La conchiglia di Nina è questa, sincera e spietata.

Mi è venuta voglia di conoscerla questa Nina, anche al di là dell'etichetta di cercatrice. Eccola, lei si presenta così:
"Mi chiamo Nina Cerca perché, come tutti, sto cercando il mio angolo di felicità, il mio spazio nel mondo, la serenità. La vita è un’avventura e vale la pena, alla fine del viaggio, avere il conforto dei ricordi, delle cose belle che abbiamo visto, di quelle che ci hanno emozionato, spaventato, che ci hanno fatto ridere, o anche piangere. Tutto può essere conservato, io lo faccio con gli occhi, la mia memoria è fotografica. Così quel che ho amato rimane con me, in me, sotto forma di visione.
Non saprei dire quando sia nato il mio amore per la fotografia, credo insieme a me. Sono cresciuta con mio nonno e le sue macchine fotografiche, i suoi obiettivi, lo sgabuzzino trasformato in camera oscura che quando lo cercavi era sempre lì a far magie. Per come la vedevo io era un processo alchemico il suo, era capace di catturare uno sguardo, un sorriso, un paesaggio, di trasformare la realtà e le persone in immagini, e farli suoi, fissandoli nel tempo, per sempre. Sfogliavo gli album, mi facevo raccontare le storie che c’erano dietro ad ogni foto, il nome dei posti e delle persone. Lui compariva poche volte.
Poi ho iniziato a scattare anche io, la mia prima fotocamera è stata Carlotta, una reflex analogica. Mia madre si lamentava che nelle foto io non c’ero mai, ma invece c’ero, c’ero in tutte, come mio nonno allora. C’ero col mio sguardo in soggettiva, nella porzione di realtà che sceglievo di incorniciare, in quel taglio di luce, nelle mani grinzose di un vecchio, sulle labbra socchiuse di un bambino. Tra i rami dell’albero, sul pelo dell’acqua mossa dal vento. Perché dietro ad ogni foto, nascosto bene, c’è il mio occhio, la mia interpretazione personale, la mia visione unica del mondo. Il modo in cui mi sentivo quando ho scattato, ciò che pensavo in quel momento esatto della mia vita. Se si legge una foto con attenzione, dentro ci si può trovare tutto questo: il mondo emotivo, l’universo interiore del fotografo. Fossi una psicologa io partirei proprio da lì.
Per questo credo che una foto riuscita non sia quella che arriva alle labbra, sotto forma di parola, ma quella che ti arriva dritto in pancia, nello stomaco. Più che la vicinanza con la realtà, la foto per me deve riuscire a trasmettere ciò che di più impalpabile e indefinibile esiste: nn’emozione, un odore, una sensazione, una fitta al cuore.
Sono attratta dai dettagli, in cui sento si conserva intatto il germe del tutto, il suo potenziale. Sono certa che la gioia, la felicità che noi tutti cerchiamo risieda proprio lì, nelle cose piccole e semplici, nella capacità di valorizzarle, di restituirgli l’importanza che meritano. Quel che diamo per scontato finisce col perdere consistenza, colore e vitalità, mi piace scovarlo, toglierlo dallo sfondo e riportarlo alla luce."


A Nina piace viaggiare e raccontare. La sua penna ironica e riflessiva e la sua macchina fotografica fino ad ora ci hanno portato:

...a Parigi (e quasi quasi, vista così, è piaciuta anche a me che - si sa - non ho tanto feeling)...

...nelle Marche, in particolare a San Benedetto del Tronto, Acquaviva Picena, nel Conero...

...in Umbria e sul Trasimeno...

...sul Tirreno, a Maccarese, il mare d'inverno con il sole...

...a Tuscania, in provincia di Viterbo...

Nina è entusiasta di questo nostro progetto, cara M., sento che presto ci darà nuovi contributi!

(PS: tra le molte foto di Nina ho scelto questa perché mi piaceva il formato. Mi accorgo solo ora che è piena di sedie!)

8 commenti:

  1. Donna, sei un ciclone! (ma le hai viste le sedie? ahah era destino)

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  2. Circa 10 anni fa ho avuto una trasfusione di passione fotografica che non mi ha piu' abbandonata.
    Tutta colpa di Nina

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  3. @Any, che belle queste colpe di Nina, se le conseguenze sono...il tuo blog! ci viaggerò dentro nei prossimi giorni...come si dice...keep in touch

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  4. Che bello quando gli effetti collaterali delle collaborazioni sono questi: i nuovi incontri!

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  5. Brava Nina, in questo post scopro tante cose nuove di te... e un po' mi ci ritrovo, sia per il nonno (il mio non fotografava, ma il modo in cui hai parlato del tuo mi ci ha fatto in qualche modo rispecchiare) che per l'idea della fotografia... e complimenti alle ideatrici del blog: un'idea bellissima!! L'ho già messo fra i preferiti!
    Silvia

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  6. Che belle parole hai usato per presentarti, Nina.
    Lo sai? Anche per me quella della fotografia è stata una passione ereditata. Da mio padre, e dalla sua vecchia Leica manuale. Lui fotografava per diletto, non certo da professionista, e non compariva quasi mai, almeno fino a quando non ho cominciato a sottrargli la reflex!
    Trovo una grande verità in ciò che dici riguardo allo sguardo del fotografo: è lì che risiede la sua presenza, è lì che si vede, non certo la sua immagine fisica, ma la sua sensibilità e il suo amore per le cose, per la vita, per il bello che c'è intorno. Questo è a portata di tutti, non c'è bisogno di essere professionisti!

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  7. Trovo sempre una grande saggezza e ottimi spunti nelle tue parole ! Grazie Nina e complimenti alle ideatrici di questa bella idea

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