mercoledì 16 maggio 2012

Superficialità fa rima con città (Milano, linea 14)

Si chiamano linee di superficie. Sono i tram, gli autobus, i filobus che percorrono le nostre città e ne caratterizzano il paesaggio, come le rughe caratterizzano una faccia. Le linee di superficie permettono di conoscere gli aspetti più intimi di queste nostre vecchie signore città, gli odori e i suoni, i luoghi del quotidiano e i retri scrostati dei palazzi più sfavillanti.
Si finisce soggiogati da questo fascino consumato, no? Un po' come aver colto un segreto. E alla fine, di superficiale, resta poco.

Tempo fa ho letto un post di Ruben che raccontava di un viaggio padre-figlio dalla periferia sud al centro di Milano a bordo della linea 14.
"Casa-Centro: 20 fermate e un paesaggio che cambiava di fermata in fermata fino a ritrovarci davanti al Duomo.
Dalla maestosità del Duomo fino alla grandezza di Disney la camminata è filata via liscia e con gioia: in una mano il trofeo appena conquistato nell’altra la mia a scaldarci a vicenda.
Qui il giro in tram visto con gli occhi di Edo, a un certo punto il viaggio fotografico si è interrotto, pausa merenda"



Dalla pubblicazione di quel post mi gira sempre in testa l'idea di ricostruire l'altra metà del percorso del 14 verso la periferia nord. Ci ho messo un po', avevo già le immagini ma erano salvate chissà dove sul mio pc. Perché anch'io, come Edo, scatto sempre le fotografie dal finestrino. E' così bello stare fermi e vedere il mondo che scorre. Bello e a volte necessario per riprendere fiato, per ricordarsi dove si sta andando e che anche noi - in fondo - incidiamo la città con i nostri passaggi. Nessun viaggio è inutile, non c'è territorio immune al transito umano.

Alla fine le ho trovate le fotografie. Nessuna musica e nessun filmato però, non ne sono capace. Solo, un'altra volta, la città che sfuma, immagine dopo immagine, volto dopo volto.

Dai palazzi del centro...

...alla zona di Chinatown...

...un muro che non tace mai, nonostante periodicamente ne si voglia ripristinare l'ordine e il decoro...

...una piazza di snodo (le vedete le linee sospese in cielo?)...

...un collega...

...il deposito atm...

e poi via, verso la periferia grigia, quella di Testori, quella che vorrei saper raccontare nei suoi aspetti di oggi.
E' bella, questa Milano da capire. 
Per questo ho sorriso leggendo il post di Mamma in Verde, provinciale come me - uguale e contraria - in cui descrive un viaggio sul 14 dal suo punto di vista:
"E il ritorno? 
Ho il 14, è nuovo.
Di nuovo passo per la scorciatoia sociale, ma in senso opposto. Dalle stelle alle stalle. Il tram ti permette di vedere nel riflesso degli occhi di chi sale il mondo da cui viene, che poi è quello che c'è fuori dal finestrino.
Nel tram verde i sedili non guardano tutti avanti (verso un futuro migliore?), ma si guardano l'uno con l'altro frontalmente. Entro e di nuovo tutti stranieri. Mi siedo vicino a una ragazza asiatica che scende, subito rimpiazzata da un'italianissima cinquantenne. Noto che man mano che le persone salgono, si siedono nella fila di sedili che gli corrisponde e cioè, banalmente, italiani di quà e tutto il resto del mondo di là.
Solo i ragazzi di un liceo lì vicino scompiglia per poche centinaia di metri le carte, poi tutto torna normale. Il signore al mio fianco ha il cappello e fa il sudoku. I due davanti a me sono grossi e guardano malissimo i ragazzini che incautamente li hanno sfiorati. Tutto il gruppo di quindicenni scala di uno.
E io penso che è bello il tram. E che comunque a me Milano piace. Ma da buona provinciale, penso che non vorrei proprio viverci".
Trascrivo qui una parte del mio commento, che riporta un fatto a cui ho assistito:
"ma sai quante storie? una volta sono salita in duomo e ho ascoltato fino piazzale accursio un concerto di ragazzi rom. violini e fisarmoniche, suonavano per loro non per noi. erano tanti, bravi e spensierati e sarei rimasta su...il concerto valeva più del prezzo del biglietto".
Non so se ho la faccia rassicurante o da perdigiorno, ma mi capita spesso di chiacchierare sul tram. Italiani o stranieri poco importa. Se ci sono bimbi di mezzo, basta una strizzata d'occhi sorridenti per attaccar bottone. O un sorriso aperto, o un ammiccamento d'intesa sugli stranoidi di turno (e ce ne sono!). Un tram è un vettore di storie, un potenziale infinito. Estrarre almeno un racconto da ogni viaggio dovrebbe essere un nuovo gioco di società. 

E ora chiedo a chi passa di qui: vi va di raccontarci in un post un percorso che fate abitualmente con i mezzi pubblici, con le vostre sensazioni e i vostri umori?





7 commenti:

  1. "abitualmente" non lo faccio più da anni, ma a volte sì. Di recente sono stata a Milano più volte, e ci arrivo da nord, spesso ho pensato di volerla raccontare, ma la consumiamo sempre mordi e fuggi ultimamente. Prima o poi...
    Potresti fare un nuovo blog: una storia al giorno

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    1. un nuovo blog? UN NUOVO BLOG? emmm forse è meglio di no

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  2. Io non prendo il tram da anni, ma quello che raccontate nei vostri post qui a Roma succede abitualmente in metro, con la differenza che italiani e stranieri sono mischiati. :-)
    Certo il "paesaggio" dalla metro è un pò più "omogeneo" se si escludono poche fermate all'aperto, compresa quella sul Tevere che è davvero uno spettacolo.
    Ma tu cò 'sto post vuoi dirmi che mi toccherà prendere il 14??? :-))

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    1. se vuoi puoi prendere anche la 90.
      a tuo rischio...
      a pensarci bene dovrei fare un giro completo con la 90 e documentare...

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    2. Se mi dici "a tuo rischio" non la prendo mica! :-)
      Ti ricordo che sono con i bambini. :-))

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  3. bellissimo il reportage fotografico...
    ti lascio un link di un brevissimo racconto (Il 14 non arrivava), proprio sul 14 e sul suo "lungo" percorso: http://zop.iobloggo.com/178//&y=2006&m=05
    un saluto
    zop

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