L'ecopsicologia nasce in California all’inizio degli anni ‘90 a partire dalla constatazione di una correlazione esistente tra il crescente disagio esistenziale, individuale e sociale, e l’aumento del degrado ambientale, parallelo al rapido processo di urbanizzazione che ha cambiato radicalmente stili di vita e abitudini di una grande parte della popolazione mondiale.
La perdita di connessione con l’ambiente naturale viene considerata come una rilevante causa di malessere psichico e l’impegno dell’ecopsicologia diventa quello di favorire la riconnessione con quanto dimenticato, o rimosso dalla modernizzazione, per integrare l’eredità del passato con i traguardi presenti e le sfide future.[...]
L’ecopsicologia diventa una disciplina trasversale in cui interagiscono due professionalità apparentemente distanti, come la psicologia e l’ecologia, con beneficio di entrambe: il contatto con la natura favorisce il benessere psicologico e una maggior attenzione alla propria interiorità, a sua volta, permette di mettere in luce l’innato senso di appartenenza alla dimensione naturale, generando così a livello individuale il desiderio e il piacere di avere cura dell’ambiente e su un piano sociale la spinta verso una politica di sviluppo sostenibile. [...]
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Non avevo mai pensato che fosse necessario fornire di un fondamento teorico a quello che io ho sempre percepito come puro bisogno di immergermi, non appena possibile, in paesaggi e ambienti naturali dove ritrovare meraviglia (per l'immensamente grande e l'immensamente piccolo) e bellezza, e vicinanza con chi è con me. Come al solito probabilmente mi sbagliavo.
Comunque: ben venga qualsiasi occasione, informale o formale (come le molte scandite dal calendario delle Foreste da Vivere) per ricordarci di prendere e andare, a piedi o in bicicletta, ad esplorare gli angoli più segreti della natura vicina a noi.
Si, vicina, perché no? Da noi per esempio la cosa più sensata, in estate, è cercare l'acqua.
Fossi, fiumi, fontanili, l'acqua non si lascia domare e si ritaglia inesorabilmente isole selvatiche nel piatto panorama dell'agricoltura intensiva. Le anse scivolano insensibilmente, il fiume scondinzola attraverso i secoli, il flusso scorre. Cerchiamo gli ambienti umidi attorno alle pozze, le lanche, i bodri, che restano freschi e rigogliosi di vita, protetti da cupole di fronde.
acqua, anche per giocare
Fossi, fiumi, fontanili, l'acqua non si lascia domare e si ritaglia inesorabilmente isole selvatiche nel piatto panorama dell'agricoltura intensiva. Le anse scivolano insensibilmente, il fiume scondinzola attraverso i secoli, il flusso scorre. Cerchiamo gli ambienti umidi attorno alle pozze, le lanche, i bodri, che restano freschi e rigogliosi di vita, protetti da cupole di fronde.
bacche
fungo
gambero
Facciamo così, per una volta venite con noi (ovvero: fotogita 2011). Per prima cosa caricate le bici. E' un percorso ideale per chi ha appena tolto le rotelline.
Pedalate nella Pianura Padana. Il panorama, monotona monocoltura, può essere desolante, ma un cartello, prima o poi, appare, storto, vicino al cimitero.
La strada gira! Si comincia a vedere l'acqua, imbrigliata, docile.
E finalmente i pioppi, la frescura.
Fermiamoci a riposare, tra l'ombra e la luce.
Ecco, è il movimento. Una nicchia gorgogliante ci accoglie..
..avvicinatevi pure..
Meglio, no? ;-)
Voglio Una Mela Blu
Mela, se non ci fossi tu... <3
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