Le Tombe Morte è un luogo nodale: lì si intrecciano tre grandi canali, e si ramificano in 13 corsi d'acqua più piccoli; lì si incontrano tre piste ciclabili di pianura, dal sole s'inoltrano nell'ombra dei boschetti che nascono intorno all'acqua. La Ciclabile delle Città Murate, ad esempio.
E chissà come sono ora le piante, svestite d'autunno, bagnate d'altra acqua, dal cielo.
foto di Gabriele Basilico, tratta da qui
Le Tombe Morte sembra un nome apotropaico, e se non tiene via la signora di sicuro tiene via la gente, infatti quando ci andiamo non c'è quasi mai nessuno, anche se è un posto fresco e bellissimo.
Un posto pubblico eppur segreto, per l'appunto. Perché vere strade non c'arrivano, e se uno segue il corso dei canali sulla mappa perde i riferimenti, perché i canali non sono fatti per collegare i paesi e seguono una logica tutta loro, che non so.
I Tredici Ponti invece sembra il nome di una fiaba, ma è proprio lì.
Memoria. Agosto di sole e d'afa. Lasciamo la macchina nel piazzale di una trattoria, su un curvone. Carichiamo gli zaini sul passeggino, carichiamo il piccolo in spalle e ci avviamo a piedi, passando da un'ombra ad un'altra della strada bianca sterrata, ritmiche. Tutta l'acqua corre nella stessa direzione, nei canali di mattoni, sotto i ponti che legano gli stretti argini erbosi.
Anche la strada ora curva, e l'ombra si infittisce. Cogliamo qualche mora polverosa, non vediamo l'ora di arrivare. Si sente il rumore di piccole cascate, ora. Le libellule iridescenti, rosso, verde, blu metallizzato si levano in volo di perlustrazione. Gettiamo nel canale più grande qualche legnetto, solo per vederlo portare via dalla corrente.
Arriviamo e subito ci perdiamo.
Quale è il nostro Canale? Come si legge questa cartina? Dove va tutta quest'acqua? Acqua in ogni direzione.
Gorghi dietro agli angoli retti.
Risucchi profondi, precipitazioni larghe, ristagni, scavalcamenti, diramazioni. Un piede dopo l'altro sugli stretti passaggi tra i canali più asciutti, ci accucciamo a spiare le rane sotto le foglie, le maddalene, i pescetti.
Dopo il picnic appendiamo dei legni e li suoniamo.
Vado a cercare i non ti scordar di me selvatici, che nascono tra il muschio dove si posano le gocce spruzzate dalla cascata principale, all'ombra.
Ci sono ancora.
mi vergogno profondamente di non esserci stata. ma del resto, quando ero lì io non c'ero...
RispondiEliminabellissimo promettimi che ci andiamo insieme
promesso, ovvio. Ma mica dobbiamo aspettare che torni l'estate! ;-)
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