domenica 12 febbraio 2012

Un libro è un viaggio emotivo?

Il titolo di questo post è provocatorio. Ovvio che un libro è un viaggio emotivo.
Lo è se avvince, se cambia, se pone delle domande, se è disturbante tanto da farsi abbandonare. Lo è persino se è noioso, come possono essere noiosi certi tragitti quotidiani.
Come ben sappiamo, basta un imprevisto,  un nuovo paragrafo, un piccolo dettaglio per trasformare un percorso predeterminato in un viaggio speciale.

Ecco. E' quello che succede qui:

C'è un bosco, il canale, il fiume, e sopra il fiume la ferrovia e la strada. E' la prima campagna vera e propria che si incontra a nord di Leeds, e tornando a casa in treno ci passo spesso. Però adesso guardo. Ci sono passato per anni senza guardare perché non sapevo che fosse un posto, che vi fosse accaduto qualcosa che lo aveva reso un posto, e tanto meno un posto che mi riguardasse. Sotto il bosco l'acqua è profonda, scura, e a volte c'è un ragazzino che pesca o una coppia che porta a passeggio un cane. Dev'essere un luogo di interesse panoramico. Probabilmente lo era anche allora.
Alan  Bennet, Una vita come le altre, Adelphi, 2010

Con questo incipit  Il Viaggio Emotivo partecipa al giveaway del  blog Le mie prime dieci righe.

5 commenti:

  1. Sotto il bosco l'acqua è profonda, scura... un invito ad andare avanti!

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  2. Questo di Bennet è davvero un viaggio struggente. Grazie.

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  3. Grazie per la segnalazione dell'iniziativa! Ho già in mente il libro con cui partecipare.
    Chissà se lo recupero... la mia vita sporzionata in più posti genera un gran caos di oggetti dispersi...

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  4. PS.
    sei una miniera inesauribile di segnalazioni eccellenti!

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    Risposte
    1. e tu un'ottima viaggiatrice emotiva. lasciami diventare ricca e ti finanzio. ci vorrà un pochetto, te lo dico :D

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